CONDOTTA NEGLIGENTE DEI SANITARI AL POLICLINICO DI PALERMO.
LA STRUTTURA OSPEDALIERA È COSTRETTA A RISARCIRE LA PAZIENTE AFFETTA DA UN TUMORE

Presso il Policlinico di Palermo si è registrato un caso di malasanità in seguito al quale il nosocomio è stato condannato a risarcire una paziente che, a causa di una iniziale mancata diagnosi, ha iniziato le cure chemioterapiche con un ritardo di ben 14 mesi.
I fatti risalgono al 2014 ed in particolare a quando la paziente si era rivolta al Policlinico di Palermo per ivi effettuare degli esami clinici e diagnostici che, contrariamente ai doveri di diligenza e di prudenza, sono stati effettuati in modo parziale. Non solo. La signora veniva addirittura dimessa anche se il referto istologico consigliava di svolgere ulteriori approfondimenti clinici.

La gestione clinica della paziente è stata imprudente e negligente poiché si è configurata l’ipotesi omissiva a carico dei sanitari che avrebbero dovuto sottoporre la paziente ad ulteriori accertamenti ed invece, arbitrariamente e anche inspiegabilmente, dimettevano la signora.

L’agire dei sanitari ha, lì per lì, rassicurato la paziente ma ha altresì comportato un ritardo di circa 14 mesi perché l’esatta diagnosi è stata formulata dall’Istituto Oncologico di Milano a cui la signora si era rivolta in un secondo momento.
Le dirette conseguenze della grave negligenza imputabile ai medici palermitani si sono tradotte in un evitabile ritardo nell’inizio delle cure chemioterapiche.
Vediamo come si sono svolti i fatti.
La donna a causa della presenza di un linfonodo aveva effettuato prima un’ecografia e successivamente era stata ricoverata al Policlinico per l’asportazione del linfonodo e effettuare l’esame istologico.
Dopo aver effettuato questi controlli la paziente veniva dimessa senza particolari prescrizioni, ma la donna poi si era rivolta all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ove veniva accertata la presenza del Linfoma di Hodgkin.
Secondo i legali della donna se il Policlinico non avesse preso sotto gamba la situazione e avesse condotto alcuni approfondimenti e accertamenti, sarebbe stata scoperta la malattia e quindi anche le cure sarebbero state iniziate sin da subito.
La tesi difensiva dei legali della donna era stata sposata dai giudici che consideravano discutibile e non conforme alle leges artis la condotta del Policlinico, che aveva dimesso la paziente senza effettuare ulteriori accertamenti utili a metter in atto una diagnosi differenziali per giungere così ad individuare la patologia della paziente.
Proprio per questo motivo la struttura venne condannata a risarcire la paziente per i danni che aveva subito in seguito al comportamento inadempiente dei sanitari, anche se il giudice nello stabilire l’ammontare della cifra ha tenuto conto del fatto che la paziente fosse guarita, nonostante il ritardo con il quale venne diagnosticata la patologia di cui era affetta.

 

Dott. Luigi Pinò


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