PAZIENTE SETTANTENNE MUORE IN OSPEDALE A PISA PER UNA SOMMINISTRAZIONE ERRATA DELL’ANTIBIOTICO, MA LA FAMIGLIA OTTIENE UN RISARCIMENTO MINORE IN QUANTO L’ANZIANO ERA AFFETTO DA TUMORE IN STATO AVANZATO

Era il 2016 quando un uomo settantenne si è ricoverato in ospedale a Pisa per aver ingoiato involontariamente un nocciolo di susina.
L’uomo avvertiva forti dolori addominali, si recava al pronto soccorso e successivamente veniva trasferito nel reparto di chirurgia.
Dopo aver effettuato vari controlli clinici e strumentali, i sanitari decidevano di sottoporre il paziente ad un intervento chirurgico per una riscontrata occlusione intestinale.

In occasione della degenza ospedaliera, la vittima contraeva alcune infezioni che non venivano sconfitte e portavano alla dipartita dell’anziano.
I familiari citavano in giudizio la struttura in cui l’uomo era ricoverato per accertare i fatti e per appurare il comportamento errato assunto dai sanitari in sala operatoria e nel corso dell’intervento.
Inoltre, durante la fase postoperatoria, gli infermieri notavano la presenza di pus nella zona trattata chirurgicamente e i medici decidevano di sottoporre il paziente ad un nuovo intervento per medicare la ferita e togliere il materiale purulento.
Purtroppo le condizioni di salute dell’anziano non miglioravano e veniva ricoverato d’urgenza in terapia intensiva.

Nonostante il ricovero predisposto, il quadro clinico del settantenne peggiorava inesorabilmente fino al decesso.
Il giudice disponeva una consulenza medico legale dalla quale emergeva la responsabilità dei sanitari per aver somministrato un antibiotico errato in relazione all’infezione diagnosticata.
In virtù della motivazione suddetta, l’ospedale di Pisa è stato condannato al risarcimento in favore dei familiari della vittima per quanto avvenuto.

Questo caso ha suscitato un interesse in quanto il ristoro, previsto dal giudice, a favore dei congiunti della vittima è stato ridotto in considerazione del fatto che il paziente era affetto da un tumore in stato avanzato e quindi l’errore dei medici aveva ridotto solamente le chances di sopravvivenza del paziente, che comunque sarebbe morto.

L’azione dei sanitari, secondo il giudice, non aveva stravolto il destino del paziente già segnato dalla malattia oncologica.
In definitiva il comportamento dei sanitari aveva solamente ridotto l’arco temporale di vita del paziente, ma non aveva determinato direttamente la morte del de cuius poiché, visto lo stato avanzato del tumore, sarebbe comunque deceduto.

 

 

 

 

 

Dott. Luigi Pinò

 


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