Diagnosi errata di tumore: paziente sano subisce la rimozione della mandibola per uno scambio di vetrini
GRAVE ERRORE COMMESSO DAI MEDICI AL POLICLINICO UMBERTO I, DOVE AD UN PAZIENTE SANO, IN SEGUITO AD UNO SCAMBIO DI VETRINI, È STATA TOLTA PARTE DELLA MANDIBOLA PERCHE’ VENIVA DIAGNOSTICATO UN TUMORE MALIGNO IN STATO AVANZATO
L’ennesimo caso di malasanità, che in questi giorni ha occupato le prime pagine di tutte le testate giornalistiche, è avvenuto a Maggio 2024 presso il Policlinico Umberto I di Roma, dove i sanitari, in seguito ad uno scambio di vetrini in laboratorio, hanno diagnosticato un tumore alla mandibola in stato avanzato ad un paziente sano e lo hanno sottoposto alle cure del caso.
L’uomo si recava presso la clinica odontoiatrica del nosocomio per l’estrazione di un dente e per la rimozione di una cisti, una parte della quale veniva analizzata mediante l’esame istologico.  
Qualche settimana dopo, i medici comunicavano al paziente l’esito della biopsia ed erroneamente riferivano che si trattava di un tumore maligno in stato avanzato.
I medici, a questo punto, consigliavano al trentacinquenne di sottoporsi dapprima ad un intervento demolitivo finalizzato alla rimozione di parte della mandibola e successivamente il giovane avrebbe dovuto sottoporsi ad alcuni cicli di chemioterapia.
A luglio 2024, veniva eseguita l’operazione, i cui esiti apparivano subito non soddisfacenti in quanto il paziente riportava una paralisi facciale.
A settembre 2024, nel follow-up di routine, veniva effettuato un nuovo accertamento sull’osso rimosso che dava esito negativo e a questo punto i sanitari rassicuravano il trentacinquenne affermando che l’operazione era avvenuta in tempo, il tumore non aveva colpito altre parti dell’organismo e non era più necessario ricorrere ai cicli di chemioterapia.
Il giovane – insospettito da questa presunta rapida guarigione – decideva di effettuare un test del Dna presso la Cattolica di Roma e veniva a conoscenza della realtà: il Dna analizzato non era il suo e quindi non era affetto da nessuna neoplasia.
È emerso, dunque, che l’uomo era stato sottoposto ad un intervento invasivo e mal riuscito poiché aveva riportato una paralisi facciale, inoltre aveva ricevuto una diagnosi di tumore in stato avanzato con risvolti negativi anche da un punto di vista psicologico quando in realtà le sue condizioni di salute erano nettamente diverse.
Appare alquanto singolare e per certi versi inverosimile che, in un centro romano come quello coinvolto, possano nel 2024 verificarsi simili errori i cui risvolti umanamente e clinicamente sono inammissibili.

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